#zattere - Episodio 4

GIOCONDA BELLI "L'infinito nel palmo della mano"

“Si alzò e si avvicinò all'acqua. Entrò lentamente nel fiume.

Con le braccia incrociate sul seno, il fiato sospeso, si immerse nella corrente gelida. Sentì un dolore acuto, ma la sensazione era anche piacevole: il corpo si intirizziva ma al tempo stesso si svegliava. Si spinse con le braccia e con le gambe, nuotò un po'. La sua lunga chioma galleggiava intorno a lei. Un pesce argenteo si avvicinò e cominciò a gironzolare nella massa di fili scuri: entrava e usciva come fossero i rami di una pianta acquatica. Arrivarono anche altri pesciolini.

All'improvviso Eva si trovò circondata da una massa di esserini luccicanti che nuotavano fiduciosi verso di lei sfiorandola. Istintivamente allungò una mano e toccò uno dei pesci più grossi sulla schiena. Il pesce si lasciò accarezzare. Eva provò a prendere un pesce e lui rimase tranquillo nell'incavo della sua mano. Si donavano a lei, volevano che lei li acchiappasse. Alzò gli occhi e sulla riva vide Adamo che le faceva cenno di catturare i pesci e di lanciarli verso di lui fuori dall'acqua.

Allora agguantò il più grosso afferrandolo nel centro del corpo. Poi, con una mossa rapida, lo lanciò in direzione di Adamo. Gli altri pesci continuavano a sfiorarla.

Eva ne acchiappò un altro e lo tirò ad Adamo. Ripetè la stessa mossa quattro, cinque volte. Tremava di freddo, commossa dal silenzioso e pacifico rituale con cui i pesci si consegnavano a lei. Adamo ormai aveva imparato il segreto del fuoco: ammucchiò dei rami secchi e poi strofinò a lungo due pietre fino a quando si sprigionò una scintilla e la fiamma si accese.

Lei guardò i cinque pesci morti. Ne prese uno e gli sussurrò qualche parola di perdono. Poi, istintivamente, con sguardo assente, cominciò a squamarlo con le unghie e quando ebbe finito lo passò ad Adamo.

Mangiò la carne bianca con gli occhi chiusi. Era morbida, delicata, come i petali del Paradiso”.

 

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