Nina Simone - Revolution

Revolution, sì, proprio quel pezzo dei Beatles che, solo un anno prima, aveva fatto sognare una generazione di giovani.

Nina Simone, nell'album “To Love Somebody” uscito nel caldissimo giugno del 1969, ribalta la canzone, la velocizza e la stravolge verso il suono del soul, della musica nera, le cambia il testo e la trasforma in un attacco alla segregazione, tanto che ad un primo ascolto i Beatles risultano non molto più di un lontano punto di partenza. L'inimitabile vocalità di Nina esplode su una compatta base ritmica, il suo pianismo muscolare fomenta la propulsione del groove e l'energia corale alimenta come benzina sul fuoco il suono esplosivo e penetrante del gruppo. L'istante creativo collettivo si fa tutt'uno con l'appartenenza al messaggio veicolato. I singoli aspetti musicali e poetici sono gli ingranaggi di una macchina inarrestabile in costante movimento. Una macchina che è il simbolo della classe operaia, dei quartieri poveri, dei quartieri neri, dei ghetti; una macchina che avanza solida urlando il suo disgusto verso l'establishment. Il carburante di questo bolide è la black music: funk, soul, blues, un po' di rock, il jazz che fa capolino e la scintilla magmatica di Nina Simone e della sua incredibile band.

Il disco si sviluppa in maniera compatta con delle cover di altri autori (da Bob Dylan ai Bee Gees) e anche attraverso ballate d'amore, storie americane, gospel e blues, il messaggio politico dell'album resta sempre netto e chiaro: “the only way that we can stand in fact – is when you get your foot off our back” (l'unico modo che abbiamo per rialzarci – è che voi togliate i piedi dalla nostra schiena). Nina ribadirà in più di una intervista la sua posizione di artista politica, quello che dice fa riecheggiare il James Brown di I'm black and I'm Proud, lo Sly Stone di Don't call me nigga e ancora di più la Billie Holiday di Strange Fruit.

“Io ho scelto di riflettere i tempi e le situazioni in cui mi trovo. Non penso che si abbia scelta, non puoi effettivamente essere un artista se non rispecchi i tuoi tempi.” I tempi a cui si riferisce sono gli anni '60 americani nella loro forma peggiore: segregazione razziale, ingiustizia sociale, sessismo, ma per fortuna, grazie anche all'impegno di artisti di questo calibro, Revolution.

  

G.