12 gennaio 1969: un incendio che dura mezzo secolo

Cade in questo inizio 2019 il cinquantesimo compleanno di uno dei quartetti più influenti della storia della musica, arrivato da Londra negli studi della america-nissima Atlantic Records con due nastri contenenti nove brani incisi in appena trentasei ore. Cinque sul primo, quattro sul secondo. La scaletta non è altro che l’album d’esordio di Jimmy Page, John Paul Jones, Robert Plant, John Bonham: è il 12 gennaio 1969 e l’album si intitola Led Zeppelin.

 

Per quanto possa risultare immediato inquadrarlo in un contesto prettamente rock, l’album è in realtà il risultato di riletture del repertorio folk, stravolgimenti di prassi armoniche oramai consolidate nel repertorio tradizionale e, soprattutto, di un atteggiamento sempre più ostinato nei confronti del blues, divenuto perentorio e sfacciato dopo l’intervento dei Cream e di Jimi Hendrix negli anni immediatamente precedenti. Tra un pezzo e l’altro emerge grande varietà stilistica, che unita all’inventiva e alle capacità superbe dei membri della band fa di Led Zeppelin una pietra miliare.

 

Nonostante ciascun brano presente nell’album meriti attenzione, particolarmente significativo è il quarto, Dazed and Confused, riadattamento di un vecchio motivo di Jack Holmes già spianato da Page col suo gruppo precedente, gli Yardbirds. La versione degli Zeppelin sembra comunque avere poco a che fare con i risultati di band e cantautori passati, arrivando a conferire al pezzo un’energia distruttiva macchiata di psichedelia, sensualità, tinte noir e di quell’asprezza che presto affiancherà il termine “hard” al rock.

 

Ne escono sonorità fino ad allora sconosciute, la simbiosi tra musicista e strumento ha il sapore di un’inviolabilità sacrale e la potenza comunicativa è incontrollabile: il risultato è un blues portato alle estreme conseguenze tra scariche di assoli e reminiscenze di un folk che si è fatto un ricordo lontano. Qualcuno forse ricorderà Jimmy Page afferrare a metà del brano un archetto e passarlo sulle corde della sua Gibson, mentre l’inconfondibile zeppelin della copertina brucia tra le fiamme di una musica dotata di una forza evocativa incendiaria. Restare indifferenti è impossibile.

 

C.