ARITMIE episodio 34

Miguel Zenόn

Yo soy la tradiciόn (io sono la tradizione): è un titolo, è una presa di posizione, è un'adesione totale alla memoria delle cose.

Il sassofonista Miguel Zenόn al suo undicesimo album arriva all'apice di un percorso di ricerca ed appropriazione delle sue origini portoricane; lo fa con un lavoro di grande intensità nel quale, musica dai tratti cameristici, sembra urlare le urgenze della storia.

 

Le otto composizioni dell'album sono disegnate per sax contralto e quartetto d'archi a partire da elementi viscerali della spiritualità portoricana rielaborati lungo le linee della contemporaneità. Zenόn si cimenta coraggiosamente nella spinosa questione del “sax con gli archi” che dall'immaginario jazzistico fa subito riemergere le ombre di alcuni suoi illustri predecessori: Charlie Parker, Lee Konitz, Phil Woods solo per citarne alcuni. Miguel rielabora anche questa tradizione dando forma ad una nuova modalità di utilizzo del quartetto d'archi: più che un tappeto di sottofondo che fa da base agli sviluppi solistici del sax in primo piano, siamo di fronte ad un quintetto unito in cui interazione e suono sono emanazioni senza gerarchie di sorta. Gli incastri sono complessi, le parti dialogano in maniera corale ma allo stesso tempo libera, esse ammiccano tanto all'arte classica della fuga quanto all'arte viva della danza. Miguel Zenόn sceglie un timbro asciutto, tagliente, personale ed ampiamente lirico; non si tradisce in nessun manierismo e le sue linee evocano, da radici profonde, una summa di antiche ombre e muto rispetto che si proietta verso le crude aritmie del futuro. Che non sia proprio questa la caratteristica che renderà l'album parte della tradizione?

 

Cos'è poi la tradizione? Domanda molto difficile e trasversale ad ogni ambito del pensiero creativo. Una risposta a questa difficile questione sta solida alla base di questo disco: la tradizione non è un fardello pesante ed irremovibile da preservare e temere in maniera devota. Per quanto la devozione rientri nei sentimenti di tale percorso, il messaggio è molto più aperto: la tradizione è uno strumento potente ed in costante evoluzione; essa ridisegna sé stessa attraverso le mani di chi la accetta facendo in modo che quello che di grande rappresenta riesca a contaminarsi con la novità. Nulla nasce tradizionale, alcune cose lo diventano grazie ai riguardi del tempo, dell'uomo e del vento. In quest'ottica Miguel Zenόn si fa carico di impersonare a pieno quel passato fatto di gesti, di memoria, di ritualità, di sguardi e di un oltre trascendente che lo fa riemerge nelle pieghe di un presente vivo, esso stesso fatto di gesti, di memoria, di ritualità, di sguardi... tutti reiterati con una certa Cadenza.

 

G.